giovedì 17 aprile 2008

¿Ministra con Berlusconi?


Mosti Gianluca / Grazia Neri

¿Ministra con Berlusconi?

Silvio Berlusconi quiere un tercer mandato lleno de 'glamour'. Según las 'quinielas' de los medios, Mara Carfagna, de 32 años, estará en el Ejecutivo italiano.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Lluís Bassets
Director adjunto de EL PAÍS-

Elecciones italianas : http://www.elpais.com/edigitales/entrevista.html?encuentro=3720&k=Lluis_Bassets

Anonimo ha detto...

Ancora una volta appare disarmante il confronto con i Socialisti spagnoli: nel novermbre del 2007 Zapatero ha radunato attorno a sè un'equipe di quattordici intellettuali di tutto il mondo che contribuissero alla stesura del programma e aiutassero il governo a realizzarlo. Da Nicholas Stern a Wangari Mattai, da Joseph Stiglitz a Jeremy Rifkin. Un think tank progressista composta da economisti, filosofi, giuristi, sociologi, scienziati tra i quali ben tre premi Nobel, per affrontare le tematiche del lavoro, del cambio climatico, del rapporto con il terzo mondo, della globalizzazione.Piacciano o meno ai duri e puri della lotta di classe, questi pensano, analizzano, studiano, decidono e governano senza guardare in faccia a nessuno se non al loro elettorato, hanno capito che il sol dell'avvenir è tramontato e che ora di spremersi le meningi senza rinunciare ad essere sfacciatamente di sinistra. La Spagna vola e noi ci sollazziamo nel pantano delle logiche partitiche e del provincialismo dei nostri piccoli capipopolo. A loro Rifkin e a noi il professor Ichino e la sua scorta di stato, non c'è giustizia.
La strada non può essere che questa, la sinistra ha bisogno di pensiero critico, di intellettuali veri,preparati, deve partire da una solida piattaforma di analisi del mondo per comprenderlo e cercare di cambiarlo. Comincio a pensare che la furia cieca di Grillo, la sua ansia partitocida non sia così campata in aria, ma la società civile dei mille movimenti spontani nati in questi anni in Italia non deve commettere l'errore di perseguire nella sua atomizzazione, bensì trovare una sintesi intellettuale per dar vita all'embrione della sinistra che verrà. Che dev'essere necessariamente laica, giovane, colta e disincantata. Come ho detto mille volte la parte migliore della nostra società è stata estromessa dalle istituzioni, può essere una formidabile occasione per uscire dal limbo ma a questo punto abbiamo il dovere e l'onere di provarci in prima persona, senza più deleghe nè vincoli. Siamo liberi, ora, chi ha un'idea si faccia avanti e si prepari a discuterne attorno a un tavolo. Possibilmente prima di essere ridotti alla clandestinità...
Fassino, Violante, Gentiloni e Finocchiaro, adesso per piacere abbiate la dignità di tacere. Cercate di capire che Berlusconi rappresenta alla perfezione il suo elettorato mentre voi siete solo il meno peggio cui un popolo disperato si è aggrappato per salvare almeno la dignità del proprio paese. Naufragando.

Anonimo ha detto...

di Bice Biagi

Che questo sia un Paese normale non c’era davvero passato per la testa. Sarà normale, infatti, un paese che a distanza di due anni ribalta completamente il senso del voto, che fa prendere a Vergato, provincia di Bologna, il 7 per cento alla Lega, che ha un Presidente del Consiglio che ci aveva abituato a vedere le sue mani piegate a fare le corna ma non a simulare gli spari di una mitraglietta verso una giornalista, che si permette di definire la donna ‘domina’, nel senso che è meglio che stia a casa a tener caldo il risotto e magari il letto in attesa del suo padrone? No, francamente non è normale. Ma c’è qualcosa che rende l’Italia ancora diversa, per esempio, dalle altre democrazie occidentali continuamente richiamate a modello durante l’ultima campagna elettorale. Ed è la Rai.

Sissignore: siamo in un mare di guai, un terzo dei cittadini si sveglia la notte con l’incubo della rata del mutuo da pagare, al mercato i pensionati non vanno più di buon mattino, ma scrutano tra i banchi verso l’una, quando gli scarti costano meno e c’è sempre un carciofo buono dimenticato sul marciapiede e un paio di mele che basta tagliarne un pezzo e poi, cotte, arricchiscono la cena. Parliamo poi dei nostri figli che, quando sono fortunati, cioè si sono conquistati una laurea e magari un master, hanno fatto il loro bel corso di inglese e maneggiano il computer come Bill Gates si ritrovano, a trent’anni, con l’angoscia che a giugno finisca il contrattino da 800 euro al mese e chissà a settembre, con la recessione, se qualcuno gliene darà un altro. A proposito, chi ha ragazzi in età scolare si prepari a spendere per i libri di testo perché l’onorevole Dell’Utri vuole cambiare quelli di storia: via la Resistenza, ridimensioniamo il 25 aprile e finiamola con le storie dei partigiani. Non è finita, perché nonostante le cordate del Cavaliere & C., la scure del fallimento Alitalia penzola sulla testa di migliaia di famiglie, il petrolio aumenta ogni giorno, mafia, camorra e ‘ndrangheta proseguono indisturbate le loro attività, scuola e sanità necessitano di riforme urgenti, eppure il grande problema della politica italiana è la Rai. Ma è possibile che, nemmeno ancora insediato, il nuovo governo si preoccupi e occupi dell’assetto di viale Mazzini, di chi dirigerà una rete, un telegiornale o un notiziario radiofonico? Non si era detto che la politica doveva scollarsi dall’azienda di stato e lasciare che facesse la sua corsa, magari cercando di battere lealmente, voglio dire con uomini capaci (indipendentemente dalle tessere o dalle cravatte verdi) e programmi intelligenti? Perché neanche messo un piede a Palazzo Chigi, il premier ricorda con un brutto aggettivo di triste memoria, ‘criminoso’, l’uso che a parer suo fa della tv Michele Santoro insieme con Marco Travaglio? Ma lo sa il Presidente Berlusconi che a molti italiani Santoro e Travaglio piacciono, anzi, li consolano? E poi, con tutto il daffare che ha, compreso organizzare i divertimenti da villaggio vacanze per i suoi amici statisti, che voglia ha, l’onorevole Berlusconi, di mettere subito le mani sulla Rai? Con tre reti di famiglia, abbia pazienza, non ci costringa a spendere per la parabola, per sintonizzarci sulla BBC o sulla CBS, che poi capiamo un decimo di quello che dicono, per sapere cosa succede davvero nel mondo e a casa nostra. Si ricorda, Presidente, Radio Londra? E’ ancora una sigla di triste memoria.