
di Pierre Carniti, da Mondoperaio n° 6 - prima parte
Se si dà retta ai più ottimisti, tra i quali un posto di rilievo se lo sono accaparrati i governanti italiani, il peggio della crisi economica sarebbe ormai passato. Secondo costoro non saremmo ancora arrivati alla fine del tunnel, tuttavia già si incomincia ad intravedere la luce. A conferma viene invocato il fatto che il commercio mondiale incomincerebbe a manifestare qualche segnale di recupero. Che un buon numero di imprenditori e di consumatori si dichiarano meno pessimisti rispetto al futuro.
Che l’economia cinese manifesterebbe indizi di accelerazione. Da questi ed altri segnali una parte dell’establishment politico ed economico deduce che la ripresa si starebbe avvicinando e con essa il ritorno alla “normalità”. Potremmo essere tutti contenti se non ci fosse rimasto in testa l’ammonimento di Raymond Aron: “ciò che passa per ottimismo spesso è l’effetto di un errore intellettuale”. Ed è difficile sfuggire all’impressione che l’ottimismo di maniera, per giustificare atteggiamenti di sostanziale impotenza e di attesa che “passi la nottata”, costituisca una conferma.
Che l’economia cinese manifesterebbe indizi di accelerazione. Da questi ed altri segnali una parte dell’establishment politico ed economico deduce che la ripresa si starebbe avvicinando e con essa il ritorno alla “normalità”. Potremmo essere tutti contenti se non ci fosse rimasto in testa l’ammonimento di Raymond Aron: “ciò che passa per ottimismo spesso è l’effetto di un errore intellettuale”. Ed è difficile sfuggire all’impressione che l’ottimismo di maniera, per giustificare atteggiamenti di sostanziale impotenza e di attesa che “passi la nottata”, costituisca una conferma.
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