giovedì 29 dicembre 2011

MATTEO PUCCIARELLI – Caro figlio, ti diranno che è colpa mia

mpucciarelli
Caro figlio,

da quanto tempo non litigavamo con la veemenza di ieri… forse quindici anni fa, tu eri adolescente, studiavi al liceo, quel giorno scioperasti per motivi che credevo futili (non funzionavano i riscaldamenti, mi pare di ricordare) e io ti dissi che ai miei tempi certe proteste si facevano per il Cile, non per le comodità. Devo ammettere che forse esagerai.

Ma tornando a ieri, forse mi sono spiegato male, forse ti sono sembrato ancora una volta un vetusto ideologizzato del secolo scorso, fatto sta che ci tengo a scriverti questa lettera quasi che fosse il mio testamento di vita.

Ti diranno che è colpa mia. Di quelli della mia età. Ti diranno che siamo noi a rubare il futuro a te e a quelli della tua generazione. Ti diranno che sono un privilegiato, un garantito, e che se lo sono il prezzo da pagare oggi è la tua flessibilità perenne (precarietà è la parola giusta).
Te lo diranno ancora, e te lo stanno raccontando da almeno venti anni. Per questo tu oggi ce l’hai con me e mi guardi con lo sguardo severo.

Vedi, ci hanno fatto il lavaggio del cervello, usando parole appiccicate sui significati sbagliati. Io e l’articolo 18 che mi porto appresso non sono un “garantito”. Sono una persona che lavora, e che nel lavoro viene trattato con la giusta dignità: poter progettare la mia vita è un diritto, non un privilegio; stare a casa se sono malato è un diritto, non un privilegio. E se sul lavoro non mi comporto seriamente, se vengo scoperto a rubare ad esempio, posso essere licenziato. Non verrò mai licenziato “senza giusta causa o giustificato motivo”, dice la legge, e non mi pare un privilegio ma un diritto. Quanto ai licenziamenti per motivi economici  -cioè perché l’azienda è in difficoltà  -  si possono fare eccome, come tutti purtroppo hanno potuto constatare specialmente da quando è scoppiata questa ultima crisi. [...]
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