giovedì 19 gennaio 2012

Gianni Celati @ Bartleby: lettura da George Perec


Hochgeladen von  am 18.01.2012
In occasione della rassegna "Lettori delle Pianure", Gianni Celati introduce e legge "Un uomo che dorme" di George Perec
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I primi sei min. dell'introduzione di Gianni Celati, 5:36 - 11:38, trascrizione "mot à mot" non autorizzata.

"Dunque, adesso trovandomi qui cosí in questa situazione mi vengono in mente altre situazioni del genere, dov’ero coinvolto nel ‘68 e nel ‘77 nell’81  in varie cioè ne ho viste molte ma quello che si distingue qui mi sembra una cosa; beh, tutte queste situazioni di cui parlo avevano un carattere simile non tanto nell’idea della rivolta del portar la rivoluzione che quella era veramente come fumo negli occhi ma quanto nel fatto che tutte queste persone che (erano) che si riunivano mi ricordo anche a Cambridge, oppure a Bologna nel ‘68 e nel ‘77 al Dams, si capiva che si riunivano perché avevano cominciato qualcosa che avrebbe dovuto esser una carriera ma non si capiva bene che carriera, che carriera avrebbe dovuto essere e tutto quello che restava di questo fatto di far gli studenti, di studiar i libri, di leggere i libri alla fine si profilava laggiù lontano come l’idea di diventare un professionista, un professionista di qualcosa, questo fatto del diventar professionisti vuol dire mettersi una cosa da palombaro e sprofondarsi in qualcosa che è irremovibile sotto una sorveglianza dei capi e di tutte le teorie che possono venire in giro per valutare, per, dico mistificare questo fatto dell’andare all’università passare a un altro stato di, a un’altra situazione che non conosciamo ancora, la situazione pienamente adulta. Questo credo che sia il vero tema delle cose di cui stiamo parlando, il passaggio da, c’era un grande filosofo che ha insegnato in questa università che si chiamava Enzo Melandri e in un piccolo paragrafo in suo libro dice “tutto si svolge nel momento in cui tu passi, lasci i calzoni corti , ti metti i calzoni lunghi e ti trovi nudo davanti a un nuovo modo di comportarti e, e ti guardi intorno e ti vergogni perché sei nudo non hai ancora imparato a far quello che gli adulti fanno e l’errore in questo caso è nel credere che tu, che gli adulti, sappiano bene dove stanno andando e sian, e non siano nell’errore, ecco, l’errore sta nel creder che gli adulti non siano nell’errore. In queste situazioni nel 68, o nel 77, con Ermanno, mi sembra che fosse l’81, quant’era l’81 quei periodi che, ‘81 ‘82, che ci siamo messi a fare anche delle prove di scrittura ecc.. ecco questo libro qui è stato scritto nel 67 quindi un po’ lievemente prima che scoppiasse in Francia … da una parte questo problema ormai così enorme che abbiamo tutti quanti di sopravvivenza nel senso di dire cosa ne faremo di noi stessi in queste istituzioni dove non c’è niente, non c’è da fidarsi di nessuno, di nessuno che gestisce queste istituzioni e dall’altra parte cosa... come riuscire a trovare un punto di fissazione del pensiero in modo da non essere cosí vaganti  per poi prender su i primi slogan che ci passano sotto gli occhi perché tutto sommato la disgrazia del ‘68 del ‘77 era che diventava poi un’esibizione di slogan che arrivavano nell’orecchio a cui nessuno badava, nessuno ci pensava a cosa di suo stava dicendo, erano cose che servivano solo per fare rumore e fare gruppo; purtroppo, noi, faremo sempre più fatica a fare gruppo ad essere esseri collettivi, questa sarà una cosa sempre più faticosa, noi saremo sempre più sbandati e sempre più in qualche modo sradicati; quindi questo libro ha , per me è il più bello di Perec in assoluto è l'ultimo libro di Perec veramente che azzarda a dire qualcosa a mostrare qualcosa che resta nel tempo e che non è solo, non riguarda solo quella professionalità della letteratura , ed è, comincia proprio con questo problema: ci si sveglia una mattina, si è studenti, si deve andare a dare un esame e, questo studente che non ha nome, non si alza, rimane a letto, non va a dare l’esame, non crede evidentemente, di colpo non crede che tutta questa procedura di rituali che sono quelli scolastici, quelli del sapere ecc.., abbia qualche senso." [...]


nota bene: la punteggiatura ha un ruolo puramente funzionale a una proposta di lettura e ascolto.

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