venerdì 13 gennaio 2012

La lingua di internet. Non c’è più catastrofismo

GIANCARLO CALCIOLARI
Analisi delle ideologie angelistiche e demonistiche di internet, visto da alcuni come manganello della destra e da altri come grimaldello della sinistra.

Internet non ha niente a che vedere con la rappresentazione bicefala della differenza, tra differenza forte o debole, tra l’incubo del Grande Fratello di Orwell e il sogno utopico di una comunità di uguali, che si realizzano entrambi come catastrofi della Storia.
La libertà di parola fa paura non solo a chi crede nei padroni della parola, ma anche a chi crede negli schiavi della parola e si propone come loro paladino. La telecomunicazione non fa rima con la dominazione, salvo che per gli assetati del potere che denunciano la dominazione dell’Altro per candidare la loro come l’ultima e necessaria prima della realizzazione dell’utopia, ovvero della nuova catastrofe.
Il catastrofismo, e non solo in materia d’Internet, si fonda su una scena primaria, mitica, un eden naturale che sarebbe esistito una volta per tutte e di cui non resta altro che il ricordo. La cultura, l’arte, la tecnica e la scienza sono viste come le cause della corruzione dello stato di natura. Tutto ciò implica la mitologia della caduta, la stessa che presiede all’ideologia nazista.
E anche il nazismo in pillole per corrispondenza di Una bomber non fa altro che dispiegare la stessa strategia: la crociata contro la tecnica per salvare il sole dell’avvenire è condotta a colpi di alta tecnologia.


Carlo Tosin, "Senza titolo"

A partire dalla credenza nel sistema malefico, certuni ricercano il riverbero del ricordo, la scintilla che potrebbe riaccendere il sole morente: nella scatola nera dell’ultimo disastro inseguono la fiammella della rinascita della potenza solare, il risorgimento dell’uomo naturale, che infine sbarazzatosi dell’artificio potrebbe bellamente vivere una vita felice di scimpanze.
La rinascita fa la caricatura del rinascimento della parola. E oggi è questione di un secondo rinascimento dell’arte, della cultura e della scienza, che trova la relazione come modo dell’apertura delle cose, e non la copertura sociale, questo altro nome di tangentopoli o della mafia, come metodo che non si rappresenta solo negli episodi di mafia cruenta o di mafia di stato, ma anche nel quotidiano, come omertà ordinaria, come rinuncia a dire, a fare, a scrivere, a intraprendere, a sognare, a intendere.
Ora, il web, la tela, procede dalla relazione, e pure dal sogno. Ma non è Internet che reintroduce il sogno in un mondo divenuto un incubo a aria condizionata. Internet non è quindi un nuovo modo della relazione, quello che dovrebbe rifondare la nuova alleanza degli uomini, la cosiddetta democrazia virtuale.
Il net, la rete, è una variazione tecnica, una novità che tesse in modo inventivo l’intersettoriale e l’internazionale, accentuando questo secondo aspetto, al punto da far paura ai nazionalismi.
Il catastrofista, ovvero il soggetto che si rapprensenta come l’ultimo uomo del pianeta, parte dalla credenza in un despota, in un tiranno, in un padrone malefico della rete, da abbattere. E dopo la fine del mondo, l’ultimo degli ultimi edificherà il regno della libertà, nella più completa necrofilia.
Questo soggetto, al contrario di quello che dice, non è interessato alla libertà di parola, alla sua inconfiscabilità, a cui partecipa anche la rete, ma al suo monopolio: propone il suo "buon" controllo contro quello "cattivo" dell’Altro.
Ebbene, la catastrofe non viene dalla novità: stampa, telefono, televisione, Internet... La catastrofe è il risultato stesso del sistema di controllo, che sia esercitato dall’alto o dal basso. Il catastrofista attende la catastrofe per candidarsi come il buon tiranno, il salvatore del pianeta. [...]
 (2.10. 2001) continua a leggere su http://transfinito.eu

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