giovedì 5 gennaio 2012

La Strage di Castellammare del Golfo


Hochgeladen von am 29.05.2010

Con il 31 dicembre 2011 si chiude l’anno delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia che, ancora una volta, come avvenne allora nel lontano 1960 in occasione delle celebrazioni del centenario, e così come opportunamente riporta in un precedente articolo di questo giornale Pasquale Hamel, sono state ora come allora, un’occasione mancata. Celebrazioni caratterizzate da vuota retorica e da vacui trionfalismi senza mai scendere nel merito di una obbiettiva rivisitazione storica e squarciare così il velo su verità ed avvenimenti che per 150 anni ci sono state sempre nascoste e secretate da storiografie compiacenti e di regime
Verità negateci dalla storiografia ufficiale e scolastica per cui Garibaldi non fu tanto un eroe più di quanto lo si è dipinto sinora, che Vittorio Emanuele non fu affatto il re “galantuomo” riportato enfaticamente sui libri di storia e che i piemontesi non furono affatto i liberatori, ma senza pietà conquistatori e protagonisti di eccidi e sopraffazioni nei confronti delle genti del Sud e che, conseguenzialmente, portarono ad una mai metabolizzata Unità d’Italia.
I fatti d’arme a partire dal 1860 in poi, i plebisciti farsa e la proclamazione del regno d’Italia avvenuta il 17 aprile 1861 importarono per il Sud e la Sicilia non una liberazione, ma una vera e propria conquista in cui i piemontesi si distinsero per ferocia e brutalità, rendendosi protagonisti di inenarrabili massacri che costarono alla fine in una vera e propria guerra civile tanti più morti di tutte le guerre del Risorgimento I siciliani e i meridionali impararono così, a proprie spese, a conoscere questo singolare modo di essere liberati e affrancati dalla tirannia dei Borbone, prima con gli eccidi di Bronte, di cui si rese protagonista, su mandato di Garibaldi, Nino Bixio, e poi con la rivolta di Palermo (anche questa puntualmente ignorata dalla storiografia ufficiale e dai testi scolastici) del “Sette e Mezzo”( durò infatti sette giorni e mezzo) che avvenne nel settembre 1866 con miglia di morti e con Palermo messa a ferro e a fuoco e tenuta in stato d’assedio per diversi mesi dal generale Raffaele Cadorna, padre di quell’ancor più famoso Luigi, artefice della disfatta di Caporetto. [...]
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