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In quello che molti considerano l’ultimo quadro di Brueghel, si vede una navicella sul mare in tempesta, dove dei marinai stanno gettando una botte a una balena che ha l’aria di attaccarli. In quella che alcuni considerano la più straordinaria opera di Jonathan Swift, A Tale of a Tub (nella mia traduzione Favola della botte), troviamo la stessa immagine presentata in apertura e offerta come spiegazione del titolo. Quando i marinai sono attaccati da una balena, ci viene detto, le lanciano una botte per distrarla e così evitare il cozzo. Può darsi che l’immagine di Brueghel e il titolo di Swift fossero associati in qualche vecchia stampa, avendo lo stesso sottinteso morale, e forse anche con simili riferimenti politici. Nel quadro di Brueghel, a quanto pare, la botte per distrarre la balena sarebbe un emblema della follia umana – della comune propensione a farsi catturare da attrazioni immediate, così come in un altro quadro di Brueghel c’è una scimmietta che si è lasciata catturare con una nocciolina. Il titolo di Swift allude a qualcosa del genere, perché la vecchia espressione tale of a tubcorrispondeva a ciò che noi diremmo “frottola”, “panzana”, “fola”: un racconto per attirare e gabbare i gonzi.
La prefazione del libro dice che un alto comitato britannico si è riunito per discutere sui pericoli che vengono dai begl’ingegni o intellettuali d’epoca, i quali con le loro critiche minacciano di recare gravi danni alla Chiesa e allo Stato. Ed ecco cosa sarebbe la balena, simbolicamente interpretata: sarebbe quel pericolo incombente, ma soprattutto sarebbe il libro di Thomas Hobbes, Leviathan ( del 1651), da cui gli intellettuali d’epoca ricavavano le loro armi critiche. [...]
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