In Italia erano le prime ore del 21 luglio 1969. Luna quasi al primo quarto. Mi trovavo in un albergo di Napoli, di fronte al mare. C’era molta gente nella sala perché pochi erano andati a dormire quella notte. Tutta la città non aveva dormito. E così era stato più in là, in tutti i paesi d’Italia, e più in là ancora, in tutti i luoghi del mondo occidentale, e in molte altre parti della Terra. Eravamo un miliardo davanti agli schermi televisivi, in attesa, perché sapevamo che quello era un giorno come non ce n’erano mai stati prima, un giorno che sarebbe stato rammentato nei secoli futuri, quando di noi non ci sarebbe stata più nemmeno l’ombra. Aspettavamo il momento in cui l’essere umano sarebbe sceso sulla Luna. Stavamo davanti ai televisori e anche questo era una specie di miracolo. Voglio dire, quel guardare tutti insieme la stessa cosa, seppure sparsi su tutta la superficie della Terra, quell’essere uniti come per una cerimonia di cui non s’era visto l’uguale nell’intera storia dell’umanità, quell’assistere tutti insieme all’evento sognato da secoli, più vicino ai poteri degli antichi dei che a quelli degli uomini. (continua...)
fonte : Galileonet.it / Mario Rigutti
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