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La società contemporanea è la più tecnologicamente mediata che il genere umano abbia mai esperito, ed è facile capire che se è vero l’assunto secondo cui attraverso i digital media, “viviamo in pubblico” è altrettanto vero che come completamento della nostra life timeline muoriamo anche in pubblico, modificando in maniera sostanziale quello che è il rapporto tra vivi e morti ed i meccanismi di celebrazione del lutto. In altre parole se come sostiene Danah Boyd “siamo tutti autori delle nostre biografie digitali”, allora lo siamo anche per i nostri epitaffi. [...]
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Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità.
Steve Jobs
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